Ott
Stampa “al vivo”: abbondanze di rifilo (o di stampa)
Si definisce tradizionalmente stampa al vivo quella in cui una o più immagini (o anche l’eventuale sfondo) si estendono fino al bordo vivo della pagina, senza alcun margine bianco*.
L’abbondanza di rifilo (o di stampa) è una porzione del foglio stampato, contente la grafica di sfondo, destinata ad essere tagliata per evitare antiestetici “fili” (ovvero aree di spessore esiguo) bianchi* tra la stampa e il bordo del foglio.
Per evitare questo inconveniente, in fase esecutiva si estende lo sfondo della pagina di qualche millimetro (solitamente tre, ma sono impostazioni che vanno concordate con lo stampatore) oltre i margini di taglio,
Questo accorgimento consente di gestire le piccole variazioni di dimensione, di allineamento della stampa nelle varie copie e di corrispondenza tra le due facciate del foglio per la stampa fronte/retro: una “tolleranza” significativa per la stampa digitale ancor più che per stampa tipografica**.
Per lo stesso motivo è opportuno considerare bene i margini interni, ovvero lo spazio tra il bordo del foglio e gli elementi grafici (esclusi quelli al vivo e quelli di sfondo), e ancor più i testi: se non si prevede una opportuna tolleranza, c’è il rischio che in fase di rifilo porzioni di elementi grafici importanti possano essere tagliati!
Oltretutto, un margine ben calibrato è consigliato anche per una questione estetica e percettiva, in quanto conferisce armonia al prodotto grafico: immaginate di leggere un libro con il testo che arriva da un bordo all’altro della pagina, senza alcuno spazio né in orizzontale né in verticale… il solo pensiero crea solitamente disagio!
* per “bianco” si intende convenzionalmente il colore della carta: stampando al vivo su una carta avorio o colorata, ovviamente, l’antiestetico filo che ci si propone di evitare sarà evidentemente del colore della carta, non “bianco”.
** la maggiore precisione della stampa tipografica è legata non tanto a differenze di qualità costruttiva delle macchine (le moderne stampanti digitali hanno raggiunto ottimi risultati sia per la stabilità dimensionale sia per l’allineamento fronte/retro), quanto a aspetti relativi alla tiratura: se per l’avvio di una macchina tipografica è normale “sprecare” qualche decina di fogli di stampa per effettuare e verificare tutte le regolazioni, in preparazione di produzioni nell’ordine delle migliaia di esemplari, la stampa digitale spesso esaurisce la propria convenienza proprio nell’arco di quelle decine di fogli, per cui effettuare regolazioni molto fini e stampare i conseguenti fogli di verifica inciderebbe in maniera eccessiva sui costi. Pertanto, per consentire un avvio di stampa rapido ed economicamente conveniente, si effettuano meno regolazioni e si considerano tolleranze dimensionali maggiori.
Alcuni errori comuni:
- Abbondanze bianche*: per quanto spiegato sopra, è ovvio che inviare in stampa dei file allargati con un contorno bianco non sia di nessuna utilità: sono le immagini al vivo e l’eventuale sfondo che devono essere estesi a coprire questi spazi aggiuntivo!
- Abbondanze mal impostate: l’indicazione dello stampatore per N millimetri di abbondanza si intende valida per ciascun lato del foglio: ovvero, vanno aggiunti N millimetri al lato alto, N millimetri a quello basso, N millimetri a quello destro e N millimetri a quello sinistro. È sempre possibile eliminare un’abbondanza inutile, mentre è praticamente impossibile crearla dove manca!
- Abbondanze non impostate come tali: un foglio di dimensioni finite (dopo il taglio) X x Y, con N millimetri di abbondanza, deve essere impostato come documento con base X, altezza Y e N millimetri di abbondanza, non come un documento di base N+X+N e altezza N+Y+N; la differenza, sebbene solamente tecnica è di fondamentale importanza: I processi di stampa che consentono velocità e ottimizzazione dei costi si basano su flussi di lavoro automatici, che leggono le dimensioni della pagina e le relative abbondanze impostate nel file di stampa e posizionano correttamente le pagine, in un foglio che – in linea di massima – contiene più di un elemento. Durante questa fase di prestampa, chiamata imposizione, appositi software posizionano i segni di taglio, ovvero le linee intorno agli elementi che guideranno l’operatore in fase di rifilo, in corrispondenza dei margini, per ottenere le dimensioni X e Y desiderate, lasciando correttamente fuori gli N millimetri di abbondanza per ciascun lato. Ma se le abbondanze non sono definite come tali nel documento grafico, il software posizionerà i segni secondo le dimensioni N+X+N e altezza N+Y+N, fornendo un’informazione inutile all’addetto al taglio. Per ovviare a questo problema, il file di stampa deve essere rielaborato per impostare correttamente i valori, e deve essere ripetuta l’imposizione, con un conseguente aumento di tempi e costi,
- N.B.: non tutti i software consentono l’impostazione delle abbondanze: anche all’interno della Suite di Adobe, standard de facto del settore grafico, consentono di farlo Illustrator e InDesign, e non Photoshop – che d’altra parte ha come obiettivo la creazione e l’elaborazione di immagini singole, non di layout complessi o impaginati.
- Cornici e filetti a ridosso della linea di taglio: basta una minima tolleranza, inevitabile soprattutto nella stampa digitale, per ottenere uno sgradevolissimo effetto “fuori centro”.
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